Lui voltava la testa da quella parte. C’era Marta rilassata. I suoi braccialetti tintinnavano mentre cercava il sacchetto per stomia nella borsa. Non c’era angolo, in quella stanza, in cui lui non la seguisse con gli occhi. Oggi sono qui tutti e due, camminano mano nella mano, fianco a fianco, ed io credo nei miracoli.
Quella di Marta e Giovanni non è una semplice storia di malattia. E’ una grandissima storia d’amore. E chi ama, crede nell’impossibile, come diceva Elisabeth Barret .
Di finire in rianimazione almeno cinque volte in pochi mesi non se lo sarebbe mai aspettato Giovanni. Ormai conosceva ogni dettaglio di quel reparto dai mille fili e mille rumori. Lo aveva associato a tratti ad un bosco intricato, altre volte alla più affollata delle città. L’acqua umidificante dell’ossigeno, il flusso del gas, i bip dei monitor giorno e notte, e le mille luci, come tanti semafori in un incrocio cittadino. E poi le voci ovattate degli infermieri, quelle preoccupate dei medici, perfino il panno scivoloso sul pavimento della signora delle pulizie lo facevano sentire vivo.
E Marta gli mancava come l’aria. Ma si sa, l’amore è una cosa piena di ansioso timore, per usare una frase di Ovidio.
Si era aggrappato a lei, che lo aspettava fuori della porta della terapia intensiva tutti i giorni, con la speranza di potergli accarezzare il viso o passargli la mano sui capelli, ricevere un suo bacio. La realtà era migliore di qualsiasi sogno.
Si era aggrappato a lei, che lo aspettava fuori della porta della terapia intensiva tutti i giorni, con la speranza di potergli accarezzare il viso o passargli la mano sui capelli, ricevere un suo bacio. La realtà era migliore di qualsiasi sogno.
Neanche Marta avrebbe retto senza il suo Giovanni. Un giovanotto del quarant’otto buono come il pane, con due occhi così azzurri che ti ci potresti tuffare.
Quando la situazione stava peggiorando e la decisione sul da farsi divenne un ragionamento tra la vita e la morte, Marta non ebbe dubbi. Si sarebbe affidata a quelle mani sante del chirurgo e avrebbe quindi accettato qualsiasi cosa. Anche la frase “mi dispiace, ma faremo il possibile“, le sarebbe bastata per accendere una speranza. Quel “il possibile” se lo era appiccicato addosso come la colla.
Lo avrebbe seppellito accanto a sua madre, e lo avrebbe fatto vestire con l’abito del matrimonio che anche se gli era diventato più grande di tre taglie, gli avrebbe ricordato quel giorno. Se avesse potuto infilarsi nella cassa con lui lo avrebbe fatto.
Il giorno dell’intervento il telefono squillava nella borsa di Marta come se avesse voluto perforare il fondo. Marta lo estrasse velocemente.
Si sedette, immaginando il peggio. Ormai erano trascorse molte ore dall’intervento. Forse dieci o dodici. Troppe. Fuori si era fatto buio. “Giovanni si è svegliato e i suoi parametri sono stabili“, le spiegò il medico.
Marta non ricorda dove abbia fatto volare quel telefono dalla gioia, sa solo che quella telefonata, giunta nel giorno del loro anniversario di matrimonio è stata un dono di Dio attraverso il meraviglioso amore del suo giovanotto.
Quando la situazione stava peggiorando e la decisione sul da farsi divenne un ragionamento tra la vita e la morte, Marta non ebbe dubbi. Si sarebbe affidata a quelle mani sante del chirurgo e avrebbe quindi accettato qualsiasi cosa. Anche la frase “mi dispiace, ma faremo il possibile“, le sarebbe bastata per accendere una speranza. Quel “il possibile” se lo era appiccicato addosso come la colla.
Lo avrebbe seppellito accanto a sua madre, e lo avrebbe fatto vestire con l’abito del matrimonio che anche se gli era diventato più grande di tre taglie, gli avrebbe ricordato quel giorno. Se avesse potuto infilarsi nella cassa con lui lo avrebbe fatto.
Il giorno dell’intervento il telefono squillava nella borsa di Marta come se avesse voluto perforare il fondo. Marta lo estrasse velocemente.
Si sedette, immaginando il peggio. Ormai erano trascorse molte ore dall’intervento. Forse dieci o dodici. Troppe. Fuori si era fatto buio. “Giovanni si è svegliato e i suoi parametri sono stabili“, le spiegò il medico.
Marta non ricorda dove abbia fatto volare quel telefono dalla gioia, sa solo che quella telefonata, giunta nel giorno del loro anniversario di matrimonio è stata un dono di Dio attraverso il meraviglioso amore del suo giovanotto.